L‘attenzione è uno stato di coscienza in cui una persona può rispondere a uno o più stimoli. In psicologia, uno stimolo può essere un compito richiesto, un oggetto o un evento che richiede una risposta.
Per quanto tempo riesci a indirizzare la tua attenzione su uno stesso evento o pensiero? Sei in grado di porre attenzione contemporaneamente su più cose? L’attenzione si caratterizza per la combinazione di quanto a lungo una persona riesce a concentrarsi e su quante cose può concentrarsi.
I processi attenzionali sono i fattori che influenzano l’attenzione e il comportamento nei confronti di uno stimolo. In sostanza, stiamo parlando del modo in cui il cervello decide di elaborare le informazioni relative a uno stimolo. Il tipo e la durata dell’attenzione sono influenzati da questi fattori.
Le diverse tipologie di stimoli, il numero di stimoli, eventuali problemi mentali o medici e l’età sono tutti fattori che possono influenzare il processo attentivo di una persona.
Chi la studia in psicologia?
L’attenzione è una materia di studio degli psicologi cognitivi, che hanno una formazione in neuroscienze e sono considerati esperti di memoria, perdita di memoria e processi mentali.
Poiché l’attenzione e la memoria sono collegate all’apprendimento, lo scopo di uno psicologo cognitivo è quello di capire come le persone raggiungono la conoscenza, elaborano e comprendono i concetti, risolvono i problemi o ricordano le informazioni.
L’attenzione è un’area di ricerca anche nell’ambito dell’educazione e del mondo medico, poiché la scarsa attenzione e il deficit di attenzione sono due problemi importanti che affliggono molti individui.
Ne esistono di diversi tipi che sono state individuate e studiate. Ognuna ha caratteristiche distintive che sono richieste alle persone in situazioni diverse.
Generalizzata o arousal
Con attenzione generalizzata o arousal ci si riferisce alla prontezza fisiologica a rispondere agli input, quindi ci predispone a riceverli. Si tratta di una reazione di orientamento che comporta cambiamenti fisiologici e del comportamento attuati per rispondere a degli stimoli (interni ed esterni).
Questa attivazione avviene, in una primissima fase, con una reazione generale di allerta dei recettori e degli effettori che preparano l’organismo a focalizzarsi su certe specifiche informazioni. Quindi subito dopo viene focalizzata su un’informazione che viene considerata prioritaria, mentre gli altri stimoli vengono etichettati come non pertinenti e quindi ignorati (il ché ci porta direttamente a descrivere quella selettiva o focalizzata).
Selettiva o focalizzata
L’attenzione selettiva è la capacità di prestare attenzione a uno stimolo specifico anche se si è sottoposti a molteplici distrazioni. La definizione include la capacità di ignorare qualsiasi stimolo esterno o irrilevante per concentrarsi su ciò che è importante.
Per esempio, se una persona assiste a un evento sportivo con un amico, potrebbe essere molto difficile avere una conversazione significativa se non pratica l‘attenzione selettiva. Le gare di qualsiasi sport comportano molti stimoli da parte della folla, dell’annunciatore, della musica, etc.. È necessario bloccare qualsiasi stimolo esterno per ascoltare e rispondere a qualcuno mentre assiste all’evento.
L’attenzione diffusa
L’attenzione diffusa implica che ci si riesca a concentrare su stimoli diversi nello stesso momento. La definizione diffusa è spesso associata alle abilità di multitasking. Una persona che sa fare multitasking, infatti, è in grado di prestare attenzione a più cose contemporaneamente.
Per esempio, uno studente che sta completando i compiti o un quiz a casa mentre guarda la TV deve prestare attenzione a due cose contemporaneamente per evitare di sbagliare i compiti e allo stesso tempo essere sicuro di non perdere nulla del programma.

L’attenzione sostenuta
L’attenzione sostenuta (o mantenuta) è la capacità di prestare attenzione a un singolo stimolo per un lungo periodo di tempo. Questo aspetto viene comunemente definito anche come capacità di attenzione. La necessità di esercitare l’attenzione mantenuta si verifica in una serie di attività principali e secondarie.
Qualche esempio? Se devi ascoltare un relatore in una conferenza che dura diverse ore o un giorno intero, ti viene richiesto di esercitare quella sostenuta. Lo stesso succede ad un medico che esegue un intervento chirurgico intenso per diverse ore su un paziente o mentre guardiamo un film.
L’attenzione esecutiva
L’attenzione esecutiva implica la capacità di autoregolarsi per concentrarsi su un compito da svolgere. Proprio come succede per quella selettiva, implica la capacità di isolarsi da altri stimoli che possono distrarre, ma in questo caso ci si focalizza su qualcosa da fare, in cui siamo attivi.
Questa tipologia viene spesso utilizzata quando si deve completare un lavoro o un progetto in tempi stretti o quando si stabiliscono obiettivi specifici e rigorosi. Avere una tabella di marcia o un programma da seguire e tracciare gli obiettivi aiuta a rimanere in carreggiata e a valutare i progressi che si stanno facendo per raggiungere l’obiettivo finale.
Un dipendente che deve portare a termine un progetto da presentare al proprio capo può iniziare a tracciare i punti più importanti e quelli meno importanti. Man mano che si procede e si completa ogni punto, lo si può cancellare e l’attenzione si sposta sul punto successivo.
Visiva, uditiva e tattile
A seconda della tipologia di stimoli a cui siamo sottoposti, dobbiamo utilizzare anche sensi diversi.
L’attenzione visiva si riferisce alla capacità di prestare attenzione agli stimoli all’interno del campo visivo, ovvero l’area che può essere controllata dai nostri occhi, ed è importante per la capacità di recepire e notare ciò che accade nell’ambiente.
Questa tipologia può essere diffusa per recepire molte informazioni in una sola volta oppure può essere focalizzata su un particolare oggetto o evento all’interno del campo visivo.
Un’alterazione dell’attenzione visiva può avere conseguenze significative. Pensiamo ad esempio ai pericoli a cui siamo sottoposti quando camminiamo nel traffico cittadino.
Alcune tipologie di lavoro, poi, possono risultare molto rischiose se non viene mantenuta per lungo tempo. Ma anche semplicemente l’uso di un fornello in cucina può rappresentare un reale pericolo se non si è in grado di controllare visivamente il processo di cottura o se i fornelli sono accesi o spenti.
L’attenzione uditiva è la capacità di comprendere il significato dei suoni presenti nel nostro ambiente, di selezionarli e focalizzarsi sui suoni importanti, che vogliamo o dobbiamo sentire, ad esempio il parlato, la musica e i suoni di avvertimento come gli allarmi.
La compromissione dell’attenzione uditiva può influire sulla capacità della persona di comunicare con le persone, comprendere e ricordare ciò che viene detto, seguire programmi televisivi o radiofonici. Esercitare l’udito significa anche essere in grado di ignorare il rumore di fondo irrilevante che influisce sulla capacità di riconoscere e focalizzarsi sui suoni importanti.
Per attenzione tattile si intende la capacità di focalizzarsi sulle informazioni rilevate dal tatto. È interessante sottolineare che gran parte di ciò che viene percepito al tatto non viene registrato a livello consapevole da noi sul momento a meno che non sia necessario.
Ad esempio, la maggior parte delle persone non è attenta alla sensazione tattile fornita dalla sedia su cui è seduta, anche se queste informazioni vengono trasmesse ugualmente al cervello. Tuttavia, l’attenzione tattile si attiverebbe immediatamente se sulla sedia ci fosse uno spillo.
A quel punto, adotteremmo un’azione mirata a ridurre il disagio: ci alzeremmo subito. L’attenzione tattile, quindi, si riferisce alla nostra capacità di rilevare, concentrarci e agire sul dolore, la temperatura, la pressione, il movimento e la posizione del nostro corpo nello spazio in modo da garantire la nostra sicurezza.
Senza questo tipo non saremo in grado di reagire di fronte agli stimoli pericolosi come freddo e caldo eccessivo, dolore oppure cambiamenti sostanziali nell’ambiente circostante.
Attenzione vs concentrazione: il significato è diverso!
L’attenzione e la concentrazione sono due abilità cognitive molto importanti che caratterizzano gli esseri umani. La maggior parte dei comportamenti e delle azioni, infatti, sono il risultato di ciò che è stato appreso, poiché non c’è molto, oltre al dormire e al respirare, che un uomo faccia senza imparare. L’apprendimento umano è il risultato di ciò che viene insegnato e dell’uso dei nostri sensi.
Per imparare qualcosa dobbiamo concentrarci su quel qualcosa. È come puntare i riflettori di una torcia nel buio per dare un senso all’ambiente. Il termine concentrazione confonde molti perché il suo significato è molto simile a quello di attenzione.
Per concentrazione, però, si intende la capacità di prestare attenzione selettiva a qualcosa ignorando il resto. Questa abilità può essere migliorata con la pratica.

Congiunta o condivisa
Tutte le tipologie descritte fino adesso si riferiscono al singolo individuo. Quella condivisa (o congiunta), invece, è qualcosa che riguarda l’interazione con l’altro.
Si tratta di un comportamento in cui due persone si focalizzano su un oggetto o un evento, allo scopo di interagire tra loro: è una forma di comportamento sociale e comunicativo precoce. L’attenzione congiunta implica, quindi, la condivisione di un focus comune su qualcosa (come altre persone, oggetti, un concetto o un evento) con qualcun altro.
Ad esempio, un genitore e un bambino possono guardare entrambi un giocattolo con cui stanno giocando oppure osservare un cagnolino che attraversa la strada. Questa tipologia può essere ottenuta utilizzando il contatto visivo, i gesti (come il classico dito che indica) parole o vocalizzazioni. Una delle prime esperienze di attenzione condivisa che sperimentiamo con i bambini è quando si comincia a guardare la stessa pagina di un libro con loro.
È molto importante per lo sviluppo delle abilità socio-comunicative e cognitive. Nei bambini a sviluppo tipico, le abilità di attenzione condivisa iniziano a svilupparsi subito dopo la nascita e all’età di tre anni i bambini sono generalmente in grado di ottenere e mantenere l’attenzione congiunta di adulti e coetanei.
Senza questa abilità potrebbe essere difficile interagire e sviluppare relazioni con chi si prende cura di loro ma anche con i coetanei. Quest’ultima aiuta a sviluppare importanti abilità sociali come il legame e la capacità di vedere il punto di vista di un altro.
A cosa serve?
Proviamo a pensare all’attenzione come a un evidenziatore. Quando si legge il testo di un libro, la sezione evidenziata risalta, facendo concentrare l’interesse su quell’area piuttosto che sulle altre.
Non si tratta solo di focalizzarsi su una cosa in particolare, ma anche di ignorare una grande quantità di altre informazioni e stimoli concorrenti. Ci permette, quindi, di escludere le informazioni, le sensazioni e le percezioni che non sono rilevanti in quel preciso momento e di indirizzare le nostre energie su ciò che è importante.
È una componente fondamentale della nostra biologia, presente fin dalla nascita. I nostri riflessi di orientamento ci aiutano a stabilire quali eventi del nostro ambiente devono essere presi in considerazione e questo è un processo che determina la nostra capacità di sopravvivenza.
Un tocco sulla guancia attiva il riflesso di radicamento, inducendo il neonato a girare la testa per allattare e ricevere il nutrimento. Questi riflessi di orientamento continuano a essere utili per tutta la vita.
L’attenzione svolge un ruolo fondamentale in quasi tutti gli ambiti della vita, tra cui la scuola, il lavoro e le relazioni. Permette di concentrarsi sulle informazioni per creare ricordi e di evitare le distrazioni, in modo da potersi concentrare su compiti specifici e portarli a termine.
Il simbolo a livello globale
Approvato in Unicode 4.0 già nel 2003 (sistema di codifica per l’interoperabilità nel trattamento informatico dei testi in lingue diverse) ed inserito in Emoji 1.0 nel 2015, il simbolo dell’attenzione che condividiamo a livello globale è un triangolo con un punto esclamativo all’interno.
Questo simbolo invita a prestare particolare attenzione e allo stesso tempo segnala un pericolo. È emblematico per comprendere quanto il ruolo della nostra attenzione sia prima di quello di proteggerci dai pericoli (per garantire la nostra sopravvivenza) e poi quello di focalizzarci su ciò che serve all’apprendimento.