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Focusing: scopri il suo significato in psicologia, come funziona la tecnica ed esercizi

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Il Focusing è una pratica che permette al nostro corpo di guidarci verso una più profonda auto-conoscenza e guarigione. Si tratta di una metodologia per conoscere noi stessi, basata sull’integrazione tra mente e corpo, grazie alla quale è possibile imparare a individuare e decodificare le sensazioni corporee con l’obiettivo di chiarire delle problematiche irrisolte. 

Focusing: la traduzione ci dà un indizio

La parola inglese Focusing si traduce in italiano con i termini “mettere a fuoco” o “focalizzare”. In psicologia, infatti, indica, la capacità del paziente di prestare attenzione a sensazioni e desideri che non sono ancora stati espressi in parole.

Come nasce la tecnica del Focusing: un po’ di storia

Eugene Gendlin, che ha lavorato a lungo con Carl Rogers, ha sviluppato la teoria del Focusing partendo da uno studio che indagava sui motivi per cui alcuni individui non traggono beneficio dalla psicoterapia. 

Gendlin e alcuni dei suoi studenti arrivarono al punto di riuscire a prevedere se un paziente avrebbe o meno avuto successo nel suo percorso psicoterapeutico. Emerse che gli individui che riuscivano a trarre un reale beneficio dalla psicoterapia erano quelli che si soffermavano a rivisitare aspetti poco chiari, vaghi o difficili delle loro esperienze e della loro storia.

Quando le persone in terapia trascorrevano del tempo concentrandosi su questi aspetti che all’inizio non riuscivano a esprimere parole, spesso riuscivano a fare chiarezza sul problema e ad apportare dei cambiamenti.

Gendlin ha poi preso le abilità che aveva osservato su quei pazienti e le ha de-costruite in un processo a tappe e ha illustrato questa tecnica in modo approfondito nel suo libro del 1981 che si intitola proprio “Focusing”.

Cos’è il Focusing in psicologia: un po’ di teoria

Fondata su un approccio terapeutico incentrato sulla persona, la teoria alla base del Focusing sostiene che gli individui possiedono dentro di loro le risposte che stanno cercando. La premessa è che noi stessi ci conosciamo meglio di quanto un terapeuta possa mai sperare di fare. Tuttavia questo “sapere” si riferisce alla consapevolezza del proprio corpo, non alla conoscenza della propria mente e all’interpretazione del nostro vissuto.

Con il Focusing, lo psicoterapeuta e la persona in cura lavorano per riaffermare la conoscenza corporea che una persona ha dentro di sé e permettono al corpo di guidarla alla risoluzione dei conflitti e delle problematiche. 

L’approccio è influenzato anche dal concetto che il cambiamento sia un processo verbale. Spesso i concetti e le idee affrontati in terapia sono emozioni e sentimenti, che non riescono ad essere facilmente espressi a parole.

Anche se si è consapevoli di queste emozioni ad un livello superficiale, ciò non basta per arrivare alla risoluzione dei problemi. La tecnica del Focusing, quindi, mira a raggiungere un livello di consapevolezza molto più profondo. 

Una volta che una sensazione è stata messa a fuoco, cioè è più presente, chiara e stabile, si può passare alla fase che Gendlin chiama “porre domande“. Domande semplici come “Che cosa ti preoccupa?” o “Di che cosa hai bisogno?” sono rivolte alla sensazione stessa, come se si parlasse con un amico.

Spesso, se si attende con pazienza e delicatezza, arriva una risponderà con un’intuizione inaspettata, un momento “Aha!”, insieme a un senso corporeo di liberazione o apertura (spesso definito “spostamento”). Qualcosa di profondo si sblocca, fornendo un nuovo senso di direzione e una nuova energia per intraprendere un percorso di guarigione. 

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Le 6 fasi della tecnica del Focusing

La psicoterapia basata sul Focusing è molto complessa perché varia da persona a persona e da seduta a seduta. Pertanto, i terapeuti non seguono necessariamente una struttura specifica o formale: una sessione non può avere un ordine del giorno se non quello che la persona in terapia conduce. 

Tuttavia, il Focusing si basa comunque su un formato strutturato che consta di una serie di passi. Indipendentemente dalla direzione o dal formato di una seduta, i terapeuti utilizzano la seguente tecnica che si articola in sei fasi. 

Creare uno spazio

Quando ci si trova di fronte a turbolenze emotive, è necessario “allontanarsi” dai problemi e guardarli da una nuova prospettiva. “Come sta andando la mia vita? Qual è la cosa più importante per me in questo momento?”. Essendo un esercizio astratto, è necessario un terapeuta per definire e spiegare il concetto.

Il primo passo della tecnica del Focusing, quindi, consiste nel prendere tutti i problemi e “metterli via”, liberando uno spazio. Questa fase funziona secondo la semplice logica che la mente darà le risposte, se si pone la domanda “cosa mi preoccupa?”. È necessario annotare ogni pensiero che viene in mente, altrimenti si rischia che venga dimenticato rapidamente.

La seduta funziona meglio quando si inserisce ogni pensiero riassunto in poche parole all’interno di una cella di un foglio di calcolo. Si tratta di processo naturale simile a quello con cui si fa una lista della spesa: verranno in mente tutti i pensieri correlati.

Limitando ogni aspetto del problema a poche parole, si prende effettivamente le distanze da esso, evitando di essere coinvolti nelle sue implicazioni emotive. L’elenco generalmente termina velocemente: in un’unica sessione si affrontano tutti i problemi legati all’attuale agitazione.

La sensazione sentita (felt-sense)

Nella seconda fase del Focusing, si guarda a ogni voce dell’elenco e si cerca di percepire la sensazione corporea legata a quella voce. Il “sentire”, porta a un “cambiamento corporeo”. Questo riconoscimento blocca l’emozione e non si sente più il peso.

Concentrandosi sul punto esatto del corpo in cui quell’emozione si addensa, si arriva a percepire il nucleo della questione e a captare la sensazione. All’inizio si può avvertire come vaga e indistinta e rappresenta il modo in cui il corpo ha percepito l’esperienza nella sua interezza. Focalizzarsi sulla sensazione sentita permette di intervenire sull’esperienza stessa, cambiandola.

La simbolizzazione

Nella terza fase della tecnica del Focusing, si cerca di attribuire un nome alla sensazione, come ad esempio: tesa, appiccicosa, spaventosa, bloccata, pesante, nervosa, oppure una frase o un’immagine. La nostra mente è in grado di identificarla come un gruppo di pensieri e di espellerli in un colpo solo.

La risonanza

Nella quarta fase, si torna indietro e si rivede ciascuna l’etichetta provando parole alternative. L’obiettivo è verificarne la reciproca risonanza tra sensazione e simbolo. Continuando a sperimentare le variazioni, verranno fuori altre etichette e una di queste sarà quella che descriverà esattamente la propria agitazione.

Quando si trova la perfetta rispondenza tra sensazione e simbolo emerge un segnale fisico, generalmente una sensazione di sollievo o di rilassamento. Bisogna lasciare che la sensazione sentita e il simbolo siano liberi di modificarsi fino a quando non si raggiunge una perfetta risonanza.

In genere si scopre che quando si etichetta un pensiero, se non è quello giusto, ne sorgerà un altro, istintivamente.

Porre domande

La tecnica del Focusing suggerisce di interrogare ripetutamente ogni problema per ottenere più informazioni dal subconscio: “Qual è il significato di questa sensazione?”.“Perché si presenta in questo modo?”. “Cosa c’è in questa sensazione?”. Il terapeuta chiederà di non forzare le risposte, lasciando che sia il corpo a reagire con un cambiamento che può essere avvertito come un leggero sollievo o un rilassamento.

Accoglienza

Nella fase finale del Focusing, la sensazione che rimane dovrebbe essere quella del “cambiamento corporeo”, per assorbirla nella mente. Il successo della tecnica del Focusing, infatti, si raggiunge solo quando si sente un cambiamento dei propri sentimenti nei confronti del problema.

I benefici degli esercizi di Focusing?

Questo approccio terapeutico, spesso combinato con altri approcci, è considerato efficace per una serie di problemi. Il Focusing può essere applicato non solo alla psicoterapia e al lavoro corporeo, ma anche alla medicina, all’istruzione o allo sviluppo professionale. 

I pensieri e le azioni di una persona sono spesso condizionati dalla società e dalla cultura, e a volte la consapevolezza del proprio corpo può andare persa o comunque confusa. Insomma, perdiamo la capacità di interpretare con lucidità e nel modo corretto i segnali del corpo.

Il Focusing può aiutare a riappropriarsi della consapevolezza interna delle proprie emozioni, aiutando ad affrontarle più prontamente.

Chi intraprende un percorso che incorpora esercizi di Focusing generalmente scopre di essere in grado di descrivere meglio ciò che sente e/o desidera. In sintesi le persone riferiscono anche una maggiore attenzione a ciò che accade nella loro vita, una diminuzione della tensione e del dolore cronico e un aumento delle capacità decisionali e di risoluzione dei problemi. Anche le relazioni possono esserne influenzate positivamente. 

Il Focusing può contribuire in modo determinante anche a gestire lo stress correlato al proprio lavoro. Qualunque lavoratore, sia esso dipendente o libero professionista, può dover affrontare situazioni gravose.

L’esigenza di concludere progetti in tempi brevi, il dover svolgere mansioni per cui ci si sente inadeguati o che ci fanno sentire a disagio, l’essere inseriti in un ambiente lavorativo particolarmente competitivo, la necessità affannosa di un continuo aggiornamento professionale, il comprimersi del tempo dedicato alla propria vita privata, la precarietà che caratterizza il lavoro oggi, sono tutti elementi che possono avere un grosso impatto sulla vita emotiva.

Con questa tecnica è possibile comprendere appieno gli elementi di effettiva sofferenza della propria condizione lavorativa per apportare un cambiamento nel modo di gestire e/o di vivere la vita professionale. 

Focusing: scopri il suo significato in psicologia, come funziona la tecnica ed esercizi

Focusing: quante sedute?

Non c’è un regola fissa sul numero di sedute di Focusing a cui ciascuno può sottoporsi. In realtà non ci sono limiti: i benefici di questo approccio terapeutico aumentano progressivamente con l’avvicinamento alla pratica e grazie all’esperienza e ai benefici che se ne traggono.

Una cosa molto importante da tener presente è che le “sensazioni sentite” possono emergere in ogni momento della nostra vita e della giornata ma poiché non siamo allenati ad individuarle, non le cogliamo. 

Insomma esiste una dimensione più profonda ed autentica di ciò che ci accade quotidianamente, tutto sta nell’imparare a sentirla e comprenderla. Riacquistare l’abilità del Focusing, quindi, può condurci ad un riconoscimento precoce delle “sensazioni sentite, nella vita quotidiana, anche fuori dalla stanza del terapeuta.

Grazie all’acquisizione di questa consapevolezza profonda, possiamo arrivare ad arginare tempestivamente circostanze che, a lungo andare, potrebbero diventare complesse e difficili da affrontare da soli. 

In sintesi, le sedute di Focusing, oltre alla risoluzione delle problematiche che ci affliggono in quel momento, consente di acquisire delle competenze relative alla conoscenza di noi stessi, delle nostre emozioni e delle nostre reazioni. 

Perché scegliere il Focusing?

Scegliere una terapia che comprenda il Focusing è utile per chi desidera cominciare un percorso di ascolto del proprio corpo e dei suoi segnali. Il risultato potrebbe essere quello di imparare a vivere più nel qui ed ora, interpretando tempestivamente le sensazioni relative al proprio vissuto. 

Questo approccio terapeutico può essere molto valido anche per affrontare situazioni di dubbio o di difficoltà, fare chiarezza e prendere una decisione. 

Criticità e limiti del Focusing

Come per altri approcci terapeutici che enfatizzano il lavoro corporeo, il Focusing è spesso difficile da utilizzare con le persone affette da alcune patologie, come psicosi e schizofrenia. In genere si ritiene che siano necessarie elevate capacità di introspezione per poter portare a termine efficacemente gli esercizi proposti dal Focusing.

Alcune critiche a questa tecnica sono state sollevate sulla mancanza di una formazione standardizzata disponibile. Il fatto che non esista un piano prestabilito e che il percorso sia estremamente diverso per ogni individuo, lascia molti terapisti incerti su come dovrebbe essere una seduta di Focusing. 

Poiché questo approccio terapeutico cerca di condurre la persona ad entrare in sintonia con le proprie esperienze corporee interne, se nel proprio vissuto c’è un trauma pregresso, il Focusing potrebbe potenzialmente scatenare crisi di panico.

Se da un lato rivivere un trauma in un ambiente sicuro può essere curativo, quando questa è l’intenzione del terapeuta e dell’individuo, dall’altro lato può essere pericoloso, se il terapeuta non è adeguatamente formato su come gestire l’evento o se la persona in terapia non è pronta per questa esperienza. 

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